Interventi locali: quali incentivi fiscali?

Se è ormai consapevolezza comune che un edificio con buone prestazioni energetiche è conveniente, non è ancora percepito tutto il valore di avere una casa sismicamente sicura.
Secondo i dati Istat, in Italia circa il 25% degli edifici è stato costruito prima del 1945, e di questi l’8% versa in pessime condizioni; inoltre solo il 14% degli edifici ha meno di 30 anni. Recuperare il patrimonio edilizio italiano non è solo un dovere, ma è anche un’opportunità.

Introduzione

Con la pubblicazione del Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 28 febbraio 2017, n. 58 recante “Linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni”, nel 2017 è diventato attuativo il cosiddetto “Sismabonus” previsto dalla Legge di Bilancio 2017: un sistema di incentivi fiscali che consente di detrarre dalle imposte sui redditi una parte delle spese sostenute per interventi di messa in sicurezza degli edifici.
Per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di riduzione del rischio sismico, il Sismabonus permette di accedere fino all’ 85% di incentivi fiscali per un massimo di spesa pari a 96.000 euro per unità immobiliare.

In questo focus approfondiamo quali sono gli interventi che permettono di accedere a tali incentivi e focalizziamo l’attenzione sui piccoli interventi che, grazie alla loro economicità e funzionalità, si rendono particolarmente vantaggiosi.
Si presenta inoltre un esempio di intervento locale per il miglioramento sismico di un edificio in muratura corredato dalla classificazione del rischio sismico prima e dopo l’intervento. L’esempio è svolto con il Modulo RINFORZI e il Modulo CLASSIFICAZIONE di TRAVILOG.

Si ringrazia per il materiale del caso studio l’Ing. Stefania ArangioPresidente Commissione strutture tipologiche, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma.

Intervento di messa in sicurezza di un edificio in muratura

Prevenzione e ricostruzione: investimenti a confronto

L’obiettivo del Sismabonus è quello di promuovere una maggiore cultura della sicurezza e della prevenzione dal rischio sismico con l’intento di attuare una reale politica di prevenzione piuttosto che di ricostruzione a seguito di un evento sismico.
Da un interessante studio effettuato dal “Consiglio Nazionale degli Ingegneri”, è emerso che gli stanziamenti dello Stato per la ricostruzione a seguito dei terremoti verificatisi in Italia negli ultimi 50 anni (fino al novembre 2014) ammontano a più di 120 miliardi di euro. I dati riguardano i terremoti siciliano del Belice (1968), del Friuli (1976), dell’Irpinia (1980), Umbria e Marche del 1997, Molise (2002), L’Aquila (2007) fino all’Emilia Romagna nel 2012.
È dunque evidente che investire sugli interventi che migliorano le prestazioni sismiche dei nostri edifici conviene; e prima di tutto conviene alla collettività: il vantaggio immediato è indubbiamente la salvaguardia della vita che non ha prezzo, ma non solo. I costi di ricostruzione e ripristino delle attività produttive sono molto ingenti, certamente superiori ai costi che è necessario sostenere preventivamente per la messa in sicurezza dell’immobile.
È opportuno sottolineare però che i primi sono a carico dello Stato e ricadono di fatto sulla collettività come costo sociale, i secondi invece ricadono su ciascun proprietario, ma il loro effetto ha benefici che si estendono oltre i limiti della singola proprietà.
Da qui l’importanza di avere incentivi fiscali capaci di premiare le pratiche virtuose di mitigazione del rischio sismico.
Inoltre, per poter usufruire dell’incentivo fiscale, il Sismabonus ha introdotto un parametro che assegna una classe di rischio sismico alle strutture: questo parametro ha il vantaggio di fornire una misura chiara e condivisibile della qualità della costruzione.
Edifici di classe elevata diventano più appetibili sul mercato immobiliare mentre per quelli con classe scadente è possibile valutare la bontà dell’intervento di ristrutturazione in progetto proprio confrontando il valore della classe di rischio nello stato di fatto ed in quello di progetto.

Mappa di periclosità sismica (fonte: INGV Terremoti – https://ingvterremoti.wordpress.com/la-pericolosita-sismica/)

Accedere al sismabonus con gli interventi locali

Le opere per la mitigazione del rischio sono generalmente percepite come eccessivamente invasive, costose e valutabili solo a valle di complesse analisi globali.
In realtà è possibile migliorare il comportamento sismico di un edificio intervenendo anche localmente su singoli elementi strutturali. Tali interventi sono definiti dalle NTC 2018 come interventi locali.
Gli interventi locali previsti dal § 8.4.1 delle NTC 2018 hanno diversi scopi, tra questi vale la pena sottolineare due obiettivi fondamentali:

  • Perseguire un comportamento d’insieme dell’edificio, sufficientemente regolare e scatolare.
  • Posticipare l’attivazione dei meccanismi locali e/o fuori del piano, rispetto all’attivazione dei meccanismi globali.

NTC 2018 §8.4.1. RIPARAZIONE O INTERVENTO LOCALE

Gli interventi di questo tipo riguarderanno singole parti e/o elementi della struttura. Essi non debbono cambiare significativamente il comportamento globale della costruzione e sono volti a conseguire una o più delle seguenti finalità:

  • ripristinare, rispetto alla configurazione precedente al danno, le caratteristiche iniziali di elementi o parti danneggiate;
  • migliorare le caratteristiche di resistenza e/o di duttilità di elementi o parti, anche non danneggiati;
  • impedire meccanismi di collasso locale;
  • modificare un elemento o una porzione limitata della struttura.

Uno degli interventi locali che meglio persegue la messa in sicurezza sismica degli edifici in muratura è la legatura dei setti murari attraverso tiranti. Nell’immagine seguente si riporta un edificio in muratura ad Arquata del Tronto che ha superato l’evento sismico di dicembre 2016 in sicurezza grazie agli interventi preventivi di stabilizzazione della facciata nei confronti di meccanismi fuori piano:

Intervento locale per impedire meccanismi di ribaltamento fuori piano. Dimensionamento condotto con il Modulo RINFORZI di TRAVILOG (foto: Piedilama -Arquata del Tronto – Dicembre 2016 foto: Ing. Stefania Arangio)

L’edificio è caratterizzato da una tessitura muraria non regolare, composta da pietre sbozzate e ha subito interventi di legatura delle facciate prima dell’evento sismico. Intervenire su edifici in muratura esistenti, con opere di legatura mediante l’applicazione di cavi in acciaio, ha i seguenti vantaggi:

  • Non altera la distribuzione delle rigidezze e delle masse dell’edificio quindi può essere calcolato come un intervento locale.
  • È un intervento poco invasivo.
  • È relativamente economico.

Vediamo nel seguito come si procede al dimensionamento di un tirante.

Con il Modulo RINFORZI di TRAVILOG è possibile valutare l’applicazione di un tirante su setti murari esistenti in maniera semplice senza modellare l’intero edificio

Dimensionamento di un tirante

Le verifiche per la messa in opera di un tirante in un muro esistente qui di seguito riportate sono condotte con il Modulo RINFORZI di TRAVILOG con la finalità di ripristinare attraverso un intervento locale un adeguato livello di sicurezza per la porzione di edificio interessata dall’intervento.

Le verifiche vengono condotte secondo quattro distinti criteri in accordo alle specifiche delle Norme Tecniche per le Costruzioni ai capitoli 8.7.1 e 8.7.4 e alla Circolare 617 del 2009 nei capitoli C8.7.1.8 e C8.A.5.1.

  • Resistenza del tirante. Il primo criterio riguarda il dimensionamento del tirante in funzione della trazione necessaria a mettere in sicurezza il meccanismo di instabilità.
  • Resistenza della muratura a taglio, modo 1. Questo criterio riguarda il dimensionamento del sistema capochiave/tirante valutando la resistenza massima offerta dalla muratura secondo un modello di rottura per distacco di un cuneo con linee di frattura inclinate a 45°
Modello di rottura per distacco di un cuneo con linee di frattura inclinate a 45º – Verifiche di resistenza del TIRANTE condotte con il Modulo RINFORZI di TRAVILOG
  • Resistenza della muratura a taglio, modo 2. In questo caso il dimensionamento del sistema capochiave/tirante viene confrontato con la resistenza massima offerta dalla muratura secondo un modello di rottura con linee di frattura mediane rispetto alle linee di frattura del modello con linee di frattura inclinate a 45°, in seguito questa verifica verrà citata come ‘verifica a punzonamento’ per una più immediata distinzione in questa relazione di calcolo.
Modello di rottura per distacco di un cuneo con linee di frattura mediane – Verifiche di resistenza del TIRANTE condotte con il Modulo RINFORZI di TRAVILOG
  • Resistenza della muratura a schiacciamento. Per questa verifica il sistema capochiave/tirante viene confrontato con la resistenza massima offerta dalla muratura all’azione di pressione della piastra del capochiave, nel caso di chiusura del tirante con un sistema a paletto tale verifica non viene considerata.
  • Resistenza della piastra o del paletto. Da ultimo viene verificata la resistenza del sistema di chiusura capochiave/tirante ovvero viene valutata la capacità della piastra combinando le azioni di flessione e taglio che si sviluppano per l’azione di trazione del tirante.
    Le due sollecitazioni vengono combinate e viene determinata la tensione che sviluppa in campo elastico nella sezione centrale della piastra, sezione che considera gli irrigiditori se presenti e che corrisponde al punto di innesto del tirante.

Come si determina la classe di rischio sismico

Con il DM 65 del 07/03/2017 sono state emanate le Linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni.
La classificazione sismica rappresenta lo strumento attraverso il quale si attesta la riduzione del rischio sismico e la possibilità di accedere agli incentivi fiscali. Questa analisi porta a un indicatore di classe di rischio sismico molto affine alla classificazione energetica degli edifici.

Le linee guida introducono due distinti parametri in base ai quali classificare il rischio: PAM e IS-V. Il primo, di tipo economico, indica la Perdita Annuale Media attesa, ovvero le perdite economiche dovute ai possibili danni degli elementi strutturali e non strutturali in termini di percentuale del Costo di Ricostruzione.
Il secondo parametro, noto anche come Indice di Rischio, è dato dal rapporto tra capacità e domanda della costruzione in termini di accelerazione di picco al suolo PGA per lo Stato Limite di Salvaguardia della Vita. L’attribuzione della Classe di Rischio a un edificio può avvenire attraverso due metodi:

  • Il metodo convenzionale assegna alla costruzione in esame una Classe di Rischio in funzione del parametro economico PAM e dell’indice di sicurezza della struttura IS-V.
  • Il metodo semplificato, è un metodo qualitativo e speditivo che si basa sulle classi di vulnerabilità definite dalla Scala Macrosismica Europea EMS.
    Tale procedura consente di determinare la Classe di Rischio di un edificio sia in termini preventivi, prima quindi di una valutazione analitica con il metodo convenzionale, sia in sostituzione del metodo convenzionale, specialmente in quei casi in cui un modello di calcolo è ben lontano da rappresentare le reali condizioni della struttura.

Il metodo semplificato si presta a indagini di tipo locale e di conseguenza a interventi sulla struttura sempre di tipo locale. È per questa ragione che nelle Linee Guida il metodo semplificato è considerato applicabile solo agli edifici in muratura.
Con questo metodo il parametro che viene determinato è il PAM associando quindi alla classe di vulnerabilità della struttura una Classe PAM*; qui di seguito sono illustrati i passaggi da seguire.

  • Si individua la tipologia strutturale che meglio descrive la costruzione e la relativa classe di vulnerabilità media
  • Si considerano eventuali fattori che determinano un peggioramento della classe di vulnerabilità media di partenza

Le Linee Guida forniscono una tabella di riferimento sulla quale applicare queste considerazioni. Per l’esempio dell’edificio ad Arquata del Tronto si ottiene una classe di Rischio E:

Classe di rischio sismico dell’edificio in muratura ubicato ad Arquata del Tronto valutata con il Modulo CLASSIFICAZIONE di TRAVILOG

Definita la Classe di Rischio di una costruzione in muratura è possibile valutarne gli eventuali interventi di miglioramento e di mitigazione del rischio, ma l’applicazione del metodo semplificato pone alcune condizioni.
Il passaggio è previsto solo alla Classe di Rischio immediatamente superiore e solo se l’intervento è definibile come locale; nelle Linee Guida vengono quindi esplicitate le condizioni per il passaggio della Classe di Rischio.

Classe di rischio sismico dell’edificio in muratura ubicato ad Arquata del Tronto dopo l’intervento di tirantatura della parete di facciata. La classe di rischio è valutata con il Modulo CLASSIFICAZIONE di TRAVILOG

A seguito dell’intervento di messa in sicurezza della facciata, si ottiene il passaggio di una classe di rischio e a possibilità di accedere all’incentivo fiscale. Vediamo nel dettaglio di quale vantaggio si tratta.

Le pratiche per il Sismabonus

Il sistema di incentivazione previsto dalla Legge di Stabilità, ribattezzato Sismabonus, prevede che le spese sostenute dal ° gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 per interventi di messa in sicurezza relativi al rischio sismico di una costruzione siano detraibili dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) o dall’imposta sul reddito delle società (IRES).

La quota totale detraibile è ripartita in cinque quote annuali ed è calcolata in funzione della Classe di Rischio dell’edificio su un tetto massimo di spesa di 96mila euro per unità immobiliare.

Il riferimento alla Classe di Rischio avviene introducendo tre distinti scaglioni di detrazione secondo le seguenti percentuali:

  • 50% di detrazione per gli interventi che non comportano un miglioramento della Classe di Rischio
  • 70% di detrazione per gli interventi che portano al miglioramento di una Classe di Rischio
  • 80% di detrazione per gli interventi che portano al miglioramento di due Classi di Rischio

Nel caso di interventi in condomini le detrazioni del 70% e 80% diventano del 75% e 85% se gli interventi riguardano le parti comuni dell’edificio.

Le spese sulle quali è calcolata la detrazione comprendono sia le spese di realizzazione dell’intervento che le spese di classificazione e progettazione degli interventi e le spese legate alle prestazioni professionali per la realizzazione dei lavori, ma anche le spese di “messa a norma” degli edifici sia per gli impianti elettrici che a metano.

Conclusione

Tutte le iniziative messe in campo dai governi tracciano chiara la via maestra: rendere conveniente la messa in sicurezza dei nostri edifici di fronte agli eventi sismici attesi.
La classificazione del rischio sismico regolata dalle linee guida emanate con il DM 65 del 07/03/2017 e il sistema di incentivazione previsto dalla Legge di Stabilità del 2017 per le spese sostenute dall’1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 consegnano a tutti i soggetti protagonisti gli strumenti per promuovere il miglioramento sismico degli edifici e sensibilizzare i proprietari degli immobili nei confronti della prevenzione.
I lavori per la mitigazione del rischio sono generalmente percepiti come eccessivamente invasivi, costosi e valutabili solo a valle di analisi globali complesse.
Viceversa, le legature delle facciate di edifici in muratura attraverso cavi in acciaio sono interventi localisemplicipoco invasivieconomici e che non richiedono analisi globali.
Inoltre, permettono di valutare la classe di rischio sismico con il metodo semplificato, di migliorare le prestazioni sismiche di una classe di rischio e di accedere al 70% di detrazioni fiscali.


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Ingegnere civile dedicato al calcolo strutturale, esperto in materia di calcolo strutturale e analisi sismica di edifici nuovi ed esistenti in calcestruzzo armato, muratura, acciaio e legno.
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