Rumore nei cantieri: quali rischi corriamo?

È esperienza comune che il cantiere sia un luogo rumoroso. Per chi vi opera per tempi prolungati non si tratta semplicemente di un frastuono fastidioso, ma di un vero e proprio rischio per la propria salute.
Il rumore è infatti una delle principali cause di malattia professionale. Il danno più diffuso causato dal rumore è l’ipoacusia ovvero la diminuzione della capacità uditiva che si sviluppa a seguito dell’esposizione prolungata a rumori ed è di natura cronica.

Guida pratica per valutare il rischio di esposizione a rumore

Come valutare il rischio derivante dall’esposizione a rumore per chi opera in un cantiere?
Quali misure di prevenzione e protezione adottare e come valutarne l’efficacia?

Questo focus è dedicato ad approfondire la valutazione del rischio che gli addetti di cantiere corrono quando esposti a rumori eccessivi. Vengono proposte le misure preventive e protettive da adottare in base all’entità del rischio ed i metodi per valutare l’efficacia dei dispositivi di protezione individuale. La trattazione teorica è accompagnata da esempi svolti con gli strumenti offerti da SCHEDULOG per l’analisi dei i rischi di cantiere.

Esposizione a rumore in un cantiere edile

Suono o rumore?

Il suono è un fenomeno fisico che ha origine da vibrazioni prodotte da corpi in rapido movimento. Le onde prodotte dalle vibrazioni si propagano in mezzi elastici (gas, liquidi e solidi), raggiungono l’orecchio umano e vengono trasformate in impulsi nervosi che arrivano al cervello e vengono recepite come sensazione uditiva.

Per esser presente un suono deve esistere una sorgente di onde, ovvero un corpo vibrante, ed un mezzo elastico in cui l’energia sonora sotto forma di onde può propagarsi e stimolare il senso dell’udito. L’orecchio umano ha il compito di captare le onde sonore ed inviare impulsi nervosi al cervello, attivando così la percezione uditiva.

Si parla di rumore quando il suono provoca una sensazione sgradevole, fastidiosa o intollerabile e può provocare danni all’udito.
Il rumore è quindi un segnale acustico indesiderato.

Le grandezze che caratterizzano il suono sono:

  • ampiezza dell’onda A: l’ampiezza dell’onda permette di determinare il livello sonoro. Si misura in decibel e rappresenta la pressione sonora che viene percepita dall’orecchio umano e che permette di classificare il suono come più o meno elevato. Poiché il campo dell’udito umano è molto ampio la pressione sonora si misura nella scala logaritmica dei dB (decibel), definendo così il Livello di Pressione Sonora SPL (Sound Pressure Level). In questo modo utilizzando la scala logaritmica il campo sonoro è compresso in poche cifre. Si tenga però presente che per determinare il livello sonoro complessivo prodotto da due sorgenti con livelli sonori uguali si devono aggiungere solo 3 dB ad uno dei livelli sonori componenti (ad es.: 75 dB + 75 dB = 78 dB). Il livello di pressione sonora è determinato come:

    Lp=10 log (p2/p02) = 20 log (p/p0)

    dove p è il valore della pressione sonora in esame e p0 la pressione sonora di riferimento, cioè il valore di soglia di udibilità.
  • frequenza f: numero di oscillazioni complete in un secondo. Quanto maggiore è la frequenza tanto più acuto è il suono percepito. La frequenza si misura in Hertz. L’orecchio capta onde sonore su un intervallo di frequenze approssimativamente compreso tra 20 e 20.000 Hz.
  • periodo T: periodo il tempo necessario per compiere un ciclo completo, anche definito come inverso della frequenza. Il periodo si misura in secondi.
  • lunghezza d’onda γ: spazio percorso dall’onda in un periodo T
  • velocità di propagazione

Per caratterizzare un rumore variabile in certo intervallo di tempo T, si introduce il Livello sonoro continuo equivalente LAeq:

formula

LAeq è il livello, espresso in dB, di un ipotetico rumore costante che, se sostituito al rumore reale per lo stesso intervallo di tempo T, comporterebbe la stessa quantità totale di energia sonora.

L’orecchio umano non reagisce allo stesso modo su tutta la scala di frequenze del suono ma è più sensibile alle alte frequenze piuttosto che a quelle basse. Per questo motivo sono state introdotte delle curve di ponderazione in grado di riprodurre il comportamento dell’orecchio umano attenuando alcune frequenze ed accentuandone altre; si tratta di filtri che correggono opportunamente i livelli sonori alle diverse frequenze. La curva che sperimentalmente si è rilevata più rispondente per valutare gli effetti del rumore sull´uomo è la curva di ponderazione “A”. Da qui deriva la sigla LAeq.

Se l’ambiente che stiamo analizzando è il cantiere edile, le sorgenti rumorose sono macchine ed attrezzi utilizzati per lo svolgimento delle attività necessarie alla realizzazione dell’opera. Per ciascuno di essi è fondamentale disporre di valutazioni numeriche del parametro che ne rappresenta la pericolosità.

SCHEDULOG offre un ampio archivio di macchine ed attrezzi dotati di marca e modello per cui sono forniti i valori di livello sonoro equivalente LAeq.

Scheda tipo di una betoniera presente nell’archivio di SCHEDULOG. Per ciascuna macchina ed attrezzo vengono forniti i dati di livello sonoro equivalente.

Si noti che per le macchine e gli attrezzi vengono forniti anche i valori equivalenti di rumore in banda d’ottava. Questa misurazione della sorgente è più precisa ed è utile per la valutazione degli effetti di otoprotettori, sistemi di protezione forniti ai lavoratori in caso di rischio eccessivo per esposizione a rumore.

Rumore: quali danni provoca ai lavoratori?

In base alle conoscenze attuali, si registrano effetti negativi per la salute dei lavoratori per esposizione cronica a rumore con intensità superiore a 80 decibel, ma il rischio aumenta raddoppiando per ogni 3 decibel in più.
danni procurati dal rumore dipendono dall’entita del livello sonoro, ossia dall’energia sonora, dalla durata dell’esposizione e dalla sensibilità dell’orecchio del lavoratore (frequenza dell’energia sonora). Le principali tipologie di danni sono:

  • problemi all’udito: ipoacusia, cioè perdita parziale del senso dell’udito, fino al limite della perdita della capacità uditiva;
  • effetti su altri organi di senso: essendo l’orecchio sede del senso dell’equilibrio, il rumore potrebbe provocare vertigini e nausea;
  • effetti su altri organi di senso: essendo l’orecchio sede del senso dell’equilibrio, il rumore potrebbe provocare vertigini e nausea;
  • effetti fisiologici: stanchezza, disturbi del sonno, emicrania stordimento, anemia, disturbi neurovegetativi, accelerazione di battito e respirazione, variazioni della pressione sanguigna,..

La valutazione del rischio deve essere eseguita da personale competente nel rispetto della normativa tecnica e di quanto indicato nel Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (TU 81/2008).

Nel seguito approfondiamo quali siano i requisiti minimi richiesti dal TU 81/08 per garantire la sicurezza dei lavoratori nei confronti del rischio di esposizione prolungata a rumori.

Da quali fattori dipende il rischio per esposizione a rumore? Quali parametri sono deputati alla valutazione numerica del rischio di esposizione a rumore?

La valutazione del rischio di esposizione a rumore in cantiere

L’entità di un generico rischio R può essere valutata come prodotto di due fattori: la pericolosità P e l’esposizione E.

R = P x E

La pericolosità P rappresenta una peculiarità della sorgente a rumore e viene quantificata indipendentemente dalla presenza o meno di addetti in cantiere. Una macchina o un attrezzo possono essere molto rumorosi ed avere un’elevata pericolosità, ma finché non vengono utilizzati il rischio resta nullo.
L’esposizione E rappresenta la durata cui un addetto di cantiere è soggetto alla pressione sonora prodotta dalla sorgente: rappresenta dunque il tempo di utilizzo di attrezzo o macchina.

Un rischio elevato può essere associato ad un’eccessiva pericolosità dell’attrezzo utilizzato o a un eccessivo tempo di esposizione. Quantificare numericamente il rischio di esposizione a rumore permette di definire quali strumenti siano più efficaci per fronteggiare il rischio rilevato. Strumenti che possono rispondere all’esigenza di ridurre la pericolosità della sorgente o l’esposizione del lavoratore.

Quali indicatori consentono di quantificare pericolosità ed esposizione?

La pericolosità viene misurata tramite il livello sonoro continuo equivalente LAeq introdotto precedentemente. L’esposizione invece viene valutata in termini di durata, ossia di ore cui il lavoratore è esposto al rumore.

Nella valutazione del rischio di esposizione a rumore i due fattori, pericolosità ed esposizione, non sono semplicemente moltiplicati, ovvero non sono linearmente dipendenti tra loro.  Pericolosità ed Esposizione vengono combinati su scala logaritmica con una relazione che consente di valutare gli indicatori che quantificano il rischio di esposizione a rumore: i livelli sonori equivalenti per una giornata lavorativa di 8 ore, Lex,8h, e per una settimana di cinque giornate lavorative di 8 ore, Lex,w.

Gli indicatori di rischio per l’ esposizione a rumore

L’esposizione giornaliera di un lavoratore si valuta mediante l’indicatore LEX,8h

formula_2

Dove:
Lex,8h, livello di esposizione al rumore per una giornata lavorativa nominale di otto ore;
Ti è il tempo di esposizione quotidiano di un lavoratore alla fonte di rumore inserita, in ore;
Li coincide con LAeq,i ed è il livello equivalente continuo della fonte di rumore i-esima;
T0 è pari ad 8 ore lavorative.

Se a causa delle caratteristiche dell’attività lavorativa l’esposizione giornaliera al rumore varia in modo significativo in relazione alla specifica giornata di lavoro si può assumere come parametro di riferimento il livello di esposizione settimanale al rumore LEX,w.

Il livello di esposizione settimanale al rumore LEX,w è definito nel seguente modo:

formula_3

essendo k l’indice che rappresenta la singola giornata lavorativa, m il numero di giornate lavorative per settimana e LEX,8h il livello di esposizione calcolato giornalmente per il giorno i-esimo.

Il parametro di riferimento è il livello giornaliero di esposizione al rumore LEX,8h.

Si può assumere come parametro di riferimento il livello di esposizione settimanale al rumore LEX,w a condizione che il livello di esposizione settimanale al rumore non ecceda il valore limite di esposizione di 87 dB(A) e che siano adottate le misure più adeguate per ridurre i rischi connessi all’attività.

Oltre ai due livelli sonori equivalenti è necessario valutare anche il livello sonoro di picco Lpicco, valore massimo della pressione acustica istantanea ponderata in frequenza sulla curva “C” che non deve eccedere i 140 dB(C):

formula_4

dove ppeak è la pressione acustica istantanea massima e pref è la pressione sonora di riferimento pari a 20mPa. La valutazione del livello sonoro di picco è fondamentale per determinare i sistemi di protezione più adeguati nei confronti di rumori impulsivi.Nell’ambito delle attività di cantiere, l’indicatore di rischio per esposizione a rumore può essere valutato considerando le macchine e gli attrezzi effettivamente presenti in cantiere oppure analizzando la specifica mansione ricoperta dall’addetto. Nel primo caso dovranno essere presi in considerazione i livelli sonori equivalenti di ciascun elemento con il relativo tempo di esposizione. Se le attività richiedono l’utilizzo contemporaneo di più macchine o attrezzi, è necessario valutarne l’effetto combinato.

Questa analisi viene tipicamente condotta nel Piano Operativo della Sicurezza, il documento che sintetizza l’ organizzazione della sicurezza di un’impresa che si trova ad operare in uno specifico cantiere.

Per approfondire l’analisi dei rischi da trattare nel POS si rimanda al focus “Prevenire i rischi di cantiere si può!”.

In alternativa l’esposizione giornaliera può essere valutata considerando la mansione svolta in cantiere dal lavoratore.
Utilizzando la banca dati offerta dal CPT di Torino, è disponibile l’indicazione del livello sonoro equivalente LAeq per le principali mansioni presenti in cantiere. Indicando la durata di svolgimento della mansione è possibile ricavare l’indicatore di rischio per valutare la classe di esposizione al rumore.
Questo tipo di analisi viene tipicamente svolta dal Coordinatore della Sicurezza nel Piano di Sicurezza e Coordinamento. Nel PSC non vengono infatti definite le specifiche macchine e gli attrezzi che verranno utilizzati in cantiere ma vengono riportate le diverse mansioni.

SCHEDULOG valuta il livello sonoro equivalente per una giornata lavorativa o per un’esposizione giornaliera, considerando la mansione svolta dal lavoratore in cantiere.

Esposizione a rumore: i requisiti del TU 81/08

Il D.Lgs. 81/08 nel Capo II del Titolo VIII “Agenti fisici” definisce i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza derivanti dall’esposizione al rumore durante il lavoro e in particolare per l’udito. In dettaglio l’art. 190 stabilisce con quali criteri condurre la valutazione del rischio.

Art. 190 – D.Lgs. 81/08 – Valutazione del rischio

Nell’ambito di quanto previsto dall’articolo 181, il datore di lavoro valuta l’esposizione dei lavoratori al rumore durante il lavoro prendendo in considerazione in particolare:
a) il livello, il tipo e la durata dell’esposizione, ivi inclusa ogni esposizione a rumore impulsivo;
b) i valori limite di esposizione e i valori di azione di cui all’articolo 189;
c) tutti gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rumore, con particolare riferimento alle donne in gravidanza e i minori;
d) per quanto possibile a livello tecnico, tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori derivanti da interazioni fra rumore e sostanze ototossiche connesse con l’attività svolta e fra rumore e vibrazioni;
e) tutti gli effetti indiretti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori risultanti da interazioni fra rumore e segnali di avvertimento o altri suoni che vanno osservati al fine di ridurre il rischio di infortuni;
f) le informazioni sull’emissione di rumore fornite dai costruttori dell’attrezzatura di lavoro in conformità alle vigenti disposizioni in materia;
g) l’esistenza di attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre l’emissione di rumore;
h) il prolungamento del periodo di esposizione al rumore oltre l’orario di lavoro normale, in locali di cui è responsabile;
i) le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria, comprese, per quanto possibile, quelle reperibili nella letteratura scientifica;
l) la disponibilità di dispositivi di protezione dell’udito con adeguate caratteristiche di attenuazione.

Il datore di lavoro procede quindi a quantificare gli indicatori che abbiamo visto nel paragarafo precedente rappresentativi del rischio di esposizione a rumore e stabilisce in quale classe di rischio ricade.

Il D.Lgs. 81 del 09.04.2008 fissa 4 Classi di Esposizione al Rumore, come qui di seguito riportato:

Classe di rischiLEX dB(A)Pressione di picco LPicco dB(C)
0 – TRASCURABILELEX ≤ 80LPicco ≤ 135
1 – BASSO80 < LEX ≤  85135 < LPicco ≤  137
2 – MEDIO85 < LEX ≤  87137 < LPicco ≤  140
3 – INACCETTABILELEX > 87LPicco > 140
SCHEDULOG valuta la classe di rischio per esposizione a rumore per ciascuna delle possibili situazioni che si presentano in cantiere. La classe è valutata sia considerando macchine e attrezzi oppure la mansione.

Misure preventive e protettive per ridurre il rischio a rumore

Le misure preventive e protettive da adottare per eliminare i rischi per esposizione a rumore o ridurli al minimo possono essere definiti come indicato nell’art. 192 del D.Lgs. 81/2008:

Art. 192 – D.Lgs. 81/08 – Misure di prevenzione e protezione

Nell’ambito di quanto previsto dall’articolo 181, il datore di lavoro valuta l’esposizione dei lavoratori al rumore durante il lavoro prendendo in considerazione in particolare:
a) il livello, il tipo e la durata dell’esposizione, ivi inclusa ogni esposizione a rumore impulsivo;
b) i valori limite di esposizione e i valori di azione di cui all’articolo 189;
c) tutti gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rumore, con particolare riferimento alle donne in gravidanza e i minori;
d) per quanto possibile a livello tecnico, tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori derivanti da interazioni fra rumore e sostanze ototossiche connesse con l’attività svolta e fra rumore e vibrazioni;
e) tutti gli effetti indiretti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori risultanti da interazioni fra rumore e segnali di avvertimento o altri suoni che vanno osservati al fine di ridurre il rischio di infortuni;
f) le informazioni sull’emissione di rumore fornite dai costruttori dell’attrezzatura di lavoro in conformità alle vigenti disposizioni in materia;
g) l’esistenza di attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre l’emissione di rumore;
h) il prolungamento del periodo di esposizione al rumore oltre l’orario di lavoro normale, in locali di cui è responsabile;
i) le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria, comprese, per quanto possibile, quelle reperibili nella letteratura scientifica;
l) la disponibilità di dispositivi di protezione dell’udito con adeguate caratteristiche di attenuazione.

Se a seguito della valutazione dei rischi risulta che i valori superiori di azione sono superati, il datore di lavoro elabora ed applica un programma di misure tecniche e organizzative volte a ridurre l’esposizione al rumore. Nella seguente tabella sono rappresentate le misure più importanti per ciascuna classe di rischio.

Classe di rischioMisure preventive e protettive
0 – TRASCURABILEIl datore di lavoro garantisce che i lavoratori vengano informati e formati in relazione ai rischi provenienti dall’esposizione a rumore nei luoghi di lavoro
1 – BASSOIl datore di lavoro:
– garantisce che i lavoratori vengano informati e formati in relazione ai rischi provenienti dall’esposizione a rumore nei luoghi di lavoro
– estende il controllo sanitario a chi ne faccia richiesta o qualora il medico competente ne confermi l’opportunità
– mette a disposizione dei lavoratori i dispositivi di protezione individuale dell’udito
2 – MEDIOIl datore di lavoro:
– garantisce che i lavoratori vengano informati e formati in relazione ai rischi provenienti dall’esposizione a rumore e in relazione al corretto utilizzo delle attrezzature;
– sottopone i lavoratori esposti a controllo sanitario;
– sceglie dispositivi di protezione individuale dell’udito che consentono di eliminare il rischio per l’udito o di ridurlo al minimo ed esige che i lavoratori li utilizzino;
– verifica l’efficacia dei dispositivi di protezione individuale dell’udito;
– delimita e segnala opportunamente le zone in cui il rischio di esposizione a rumore è elevato.
3 – INACCETTABILEIl datore di lavoro:
– adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limite di esposizione;
– individua le cause dell’esposizione eccessiva;
– modifica le misure di protezione e di prevenzione per evitare che la situazione si ripeta;
– garantisce che i lavoratori vengano informati e formati in relazione ai rischi provenienti dall’esposizione a rumore e in relazione al corretto utilizzo delle attrezzature;
– sottopone i lavoratori esposti a controllo sanitario;
– sceglie dispositivi di protezione individuale dell’udito che consentono di eliminare il rischio per l’udito o di ridurlo al minimo ed esige che i lavoratori li utilizzino;
– verifica l’efficacia dei dispositivi di protezione individuale dell’udito;
– delimita e segnala opportunamente le zone in cui il rischio di esposizione a rumore è elevato.

Nella precedente tabella si osserva una particolarità nelle indicazioni fornite dal TU 81/08 in riferimento all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale dell’udito, ovvero degli otoprotettori.

Nell’art. 193 del D.Lgs.81/08 si segnala che per classe di rischio “basso” gli otoprotettori sono messi a disposizione mentre per le classi di rischio ‘medio’ o ‘inaccettabile’ devono essere obbligatoriamente indossati. Queste indicazioni derivano dal fatto che indossare gli otoprotettori potrebbe isolare acusticamente il lavoratore in modo eccessivo, impedendogli di udire altri segnali di allarme per situazioni di pericolo imminente. Il beneficio portato dall’utilizzo dell’otoprotettore in questo caso verrebbe completamente annullato, mettendo di fatto il lavoratore in una situazione di maggior rischio per la propria incolumità.
L’otoprotettore deve dunque essere utilizzato nei casi in cui il rumore espone l’addetto di cantiere ad un rischio elevato per la sua salute.

La principale forma di protezione resta quindi sempre la prevenzione che si concretizza nell’utilizzo di attrezzature che emettano il meno possibile, nella realizzazione di sistemi di insonorizzazione e nella predisposizione di misure organizzative efficaci.
Solo dove queste misure risultano insufficienti si dovrà ricorrere all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale.

Vediamo come tener conto della presenza dei dispositivi di protezione individuale nella valutazione del rischio per esposizione a rumore eccessivo.

Dispositivi di protezione individuali uditivi DPI-u

La scelta del mezzo di protezione dipende dalle caratteristiche del rumore. Si distinguono:

  • mezzi ad inserimento (tappi, inserti);
  • cuffie;
  • auricolari
  • caschi.
Scheda tipo di un otoprotettore presente nell’archivio di SCHEDULOG. Per ciascuna tipologia di DPI-u vengono forniti i valori di attenuazione sonora forniti dal produttore.

tappi e gli inserti (spesso monouso) si inseriscono direttamente nel canale acustico esterno e sono suddivisi a loro volta in inserti sagomati, in materiale plastico morbido poco deformabile, ed inserti deformabili, costituiti da materiali con elevate capacità plastiche (schiume, siliconi, etc.). Essi permettono di raggiungere tra gli 8 ed i 30 dB di attenuazione a seconda della composizione in frequenza del rumore da attenuare.

Le cuffie si applicano esternamente a protezione dell’orecchio. I modelli più efficienti sono quelli dotati di auricolari in PVC pieni di liquido fonoassorbente e permettono di raggiungere tra i 25 ed i 40 dB di attenuazione.

In condizioni particolari caratterizzate da livelli elevati di rumore (sale prove motori, collaudo di aerei a terra, ecc.) le cuffie possono essere integrate da caschi che, riducendo la trasmissione del rumore attraverso le ossa del cranio, permettono di portare i livelli di rumore entro i limiti di legge.Secondo quanto indicato nell’articolo 193 del D.Lgs 81/08,  il datore di lavoro terrà conto dell’attenuazione prodotta dai dispositivi di protezione individuale dell’udito indossati dal lavoratore solo ai fini di valutare l’efficienza dei DPI uditivi e il rispetto del valore limite di esposizione. I mezzi individuali di protezione dell’udito sono adeguati se, correttamente usati, mantengono un livello di rischio uguale od inferiore ai livelli inferiori di azione:

LEX,8h = 80 dB(A) e LPicco  = 135 dB(C).

Per verificare l’idoneità di un DPI uditivo esistono diversi metodi che dipendono principalmente dai valori di attenuazione sonora forniti dal costruttore del DPI ed espressi in tre modi:

1. APV: esprime l’attenuazione sonora del DPI-u per lo spettro di frequenza in banda d’ottava;
2. HML: esprime l’attenuazione sonora del DPI-u con tre valori per le frequenze alte (H), medie (M) e basse (L);
3. SNR: esprime con un solo valore l’attenuazione sonora semplificata (Semplified Noise Reduction) del DPI-u

L’attenuazione offerta dal DPI non deve risultare insufficiente ma nemmeno eccessiva (iperprotezione).

metodi per determinare l’efficacia del DPI-u consentono di rivalutare il livello di esposizione al rumore per una giornata lavorativa nominale di otto ore, Lex,8h  e sono:

  • metodo per bande d’ottava
  • metodo HML
  • metodo SNR

Il metodo per banda d’ottava è il più preciso ma devono essere noti sia i livelli di rumore per banda d’ottava in cantiere che i livelli di attenuazione per banda d’ottava dell’otoprotettore. Il metodo HML si basa sull’utilizzo di 3 valori di attenuazione ed è il metodo semplificato più attendibile. In ultima analisi è possibile utilizzare il metodo semplificato SNR, meno preciso.

SCHEDULOG valuta il livello sonoro equivalente per una giornata lavorativa o per un’esposizione giornaliera, considerando l’effetto di attenuazione del DPI-u.

Ingegnere per l’Ambiente ed il Territorio, con specializzazione in Geotecnica e Difesa del Territorio e svolgo attività professionale presso la software house Logical Soft.
Leggi il profilo completo