APE finale Superbonus: errori da evitare

Quali sono i tre errori più comuni quando si redigere l’APE finale per il Superbonus? Dai servizi alla superficie utile: scopriamo insieme come evitare gli errori per non rischiare la nullità dell’atto e tutto ciò che ne consegue.

APE finale Superbonus: errori da evitare
APE finale Superbonus: errori da evitare

Superbonus: quali e quanti APE produrre?

Gli APE richiesti in una pratica Superbonus sono tre: APE Convenzionale ANTE intervento, APE Convenzionale POST intervento e APE finale per il catasto.

Dell’APE convenzionale abbiamo già parlato in un precedente articolo. Qui invece ci concentreremo sull’APE finale prodotto dal certificatore energetico e che va depositato al catasto energetico di riferimento.

Dalla nostra esperienza tre sono gli errori più comuni riscontrabili nell’APE finale Superbonus:

  • gli errori legati ai servizi
  • il calcolo della superficie utile dell’edificio
  • la superficie utile ai fini del calcolo della classe energetica.

Vediamoli in dettaglio.

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I servizi corretti da prendere per l’APE finale per il Superbonus

Il primo errore che si può riscontrare nell’APE finale riguarda i servizi considerati. Facciamo un esempio.

Abbiamo un edificio in cui c’è una caldaia che esegue sia riscaldamento ed acqua calda sanitaria. L’intervento di miglioramento prevede il cambio di una caldaia con un sistema che emetta anche raffrescamento. Bisogna quindi sostituirla con una pompa di calore che faccia anche raffrescamento.

Ai fini del Superbonus, la classe dell’edificio secondo l’APE convenzionale si deve calcolare prendendo in considerazione solo il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria. Vale a dire i servizi presenti allo stato ANTE intervento. Perché il raffrescamento non viene considerato? Perché non è presente all’inizio dei lavori e il salto di classe è da valutare a parità di condizioni. Chiunque abbia mai emesso una certificazione sa che l’aggiunta di un servizio porta all’aumento di una classe energetica solamente per il fatto che questo esista.

Il raffrescamento va invece obbligatoriamente considerato nell’APE finale ex post. Perché? La certificazione energetica è una fotografia che riporta lo stato attuale del sistema edificio – impianto. Oggi, terminati i lavori di Superbonus, l’edificio ha un servizio in più: il raffrescamento. E questo servizio va assolutamente considerato nella valutazione. Infatti, se il calcolo della classe energetica nell’APE ex post non includesse il raffrescamento, si commetterebbe un grave errore.

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Come si calcola la superficie utile da inserire nell’APE?

Il secondo errore riguarda il calcolo della superficie utile dell’edificio di cui si sta redigendo l’APE. Per ottenere un risultato corretto ecco alcune semplici regole da tenere presente sempre.

Innanzitutto, definiamo le superfici che NON si considerano quando si procede al calcolo della superficie utile. Non dobbiamo considerare:

  • L’impronta dei tramezzi interni.
  • Le porzioni con altezza inferiore a 1.5 metri, ad esempio nelle mansarde o al di sotto di coperture spioventi. Attenzione: questa regola vale solo per la superficie e non per il volume netto.
  • Zone non riscaldate, come il vano scala, il garage e la cantina. L’area di questi ambienti ovviamente non va sommata nella superficie utile.

Vediamo ora invece le superfici da considerare:

  • Le porzioni di pavimento sotto il radiatore, anche quando alloggiano nelle nicchie sotto finestra.
  • Il soppalco calpestabile con altezza superiore a 1.5m.
  • Gli ambienti privi di terminali, continuativamente collegati e con Volume netto inferiore al 10% del Volume totale della zona che lo comprende. Si parla in questo caso dei ripostigli, dei disimpegni, ambienti che spesso sono privi di terminali ma che non per questo costituiscono una zona non riscaldata.
  • Le scale inclinate interne: per questi elementi si seguono regole proprie che puoi approfondire in questo articolo dedicato.
Il nostro webinar dedicato all’APE finale per il Superbonus e tutti i passaggi da seguire

La superficie utile da scegliere per l’APE finale: riscaldata o raffrescata?

Il terzo ed ultimo errore riguarda il calcolo della superficie utile da utilizzare nella valutazione dell’indice di prestazione EP, quando ci sono diversi servizi. Questo indicatore è espresso in kWh/mq: risulta quindi importante non confondere quale sia la superficie da inserire al denominatore, soprattutto nei casi con servizi multipli.

Prendiamo il caso di un edificio dove sono presenti i servizi di riscaldamento, acqua calda sanitaria e anche raffrescamento. Tutti e tre questi servizi hanno una propria superficie utile: succede spesso che le zone raffrescate e quelle riscaldate dell’edificio non siano le stesse. Se la superficie utile riscaldata è diversa da quella raffrescata, quale superficie utile si usa nel calcolo dell’EP e della classe?

La superficie utile totale da utilizzare è sempre l’unione della superficie utile riscaldata, di quella su cui è prodotta l’acqua calda sanitaria e di quella raffrescata. L’unione significa che nella gran parte dei casi sarà sempre la superficie utile riscaldata: infatti, mentre è comune trovare zone riscaldate ma non raffrescate, è molto meno frequente il contrario.

Per ottenere l’APE finale in maniera veloce e corretta

Se vuoi approfondire ti consigliamo queste due letture:

Certificazione energetica: guida alla compilazione dell’APE

Certificazione APE: domande e risposte

Ingegnere Edile, esperta in analisi energetica degli edifici e product manager del software TERMOLOG di Logical Soft.
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